Lettera all'imprenditore n°392 del
17 Settembre 2025
PIL italiano nel primo semestre 2025: risultati e prospettive

“Il Prodotto interno lordo è il termometro con cui si misura la temperatura dell’economia”
(Paul Samuelson)
Il quadro economico italiano ha chiuso il primo semestre 2025 mostrando elementi contrastanti. I dati diffusi dall’ISTAT evidenziano una partenza positiva nel primo trimestre, seguita da un indebolimento nel secondo, con un bilancio che lascia aperti scenari di prudenza e di cauta programmazione.
Primo trimestre 2025: una crescita trainata dalla domanda interna
Secondo i dati ISTAT, nel primo trimestre del 2025 il PIL è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,7% rispetto allo stesso periodo del 2024. Si è trattato di una crescita moderata, ma significativa, perché ha segnalato la capacità dell’economia italiana di mantenere una dinamica espansiva nonostante il contesto internazionale complesso. Il principale motore di questa crescita è stata la domanda interna, che ha contribuito in maniera decisiva al risultato positivo.
Dal lato della produzione, i contributi maggiori sono arrivati dall’agricoltura e dall’industria, mentre i servizi hanno mostrato un andamento sostanzialmente stazionario, in alcuni comparti addirittura in lieve calo. Questo aspetto è importante per le imprese: il fatto che i servizi non abbiano seguito il ritmo degli altri settori può indicare che i consumi di beni e servizi non essenziali restano contenuti, un segnale che le famiglie continuano a mantenere un atteggiamento prudente nella spesa. Nonostante ciò, gli investimenti fissi lordi hanno mostrato una crescita, confermando che molte aziende hanno continuato a puntare sull’innovazione e sull’ammodernamento delle strutture produttive.
Secondo trimestre 2025: un rallentamento che richiama cautela
Il secondo trimestre ha presentato un quadro molto diverso. ISTAT ha registrato una variazione negativa del PIL pari a −0,1% rispetto al trimestre precedente, con una crescita tendenziale ridotta al +0,4%. Questo dato è significativo perché segna una battuta d’arresto dopo il buon avvio d’anno, mostrando che le fragilità strutturali dell’economia non sono scomparse e che la crescita non è ancora consolidata.
Le ragioni di questo rallentamento vanno ricercate principalmente nel commercio con l’estero. Nel secondo trimestre, infatti, la domanda estera netta ha avuto un impatto negativo: le esportazioni sono diminuite, mentre le importazioni hanno registrato un aumento. Parallelamente, i consumi interni sono rimasti stagnanti e i servizi non hanno mostrato segnali di ripresa significativa. L’unico elemento positivo è stato il mantenimento di una dinamica ancora leggermente positiva negli investimenti, che seppur più contenuti rispetto al trimestre precedente, hanno continuato a fornire un sostegno minimo alla crescita.
Il bilancio del semestre: crescita debole e acquisita
Combinando i dati dei due trimestri, emerge un primo semestre caratterizzato da un ritmo di crescita debole. Il +0,3% congiunturale del primo trimestre è stato sostanzialmente annullato dal −0,1% del secondo, lasciando il bilancio semestrale su livelli modesti. In termini tendenziali, la crescita acquisita per l’anno in corso si attesta attorno allo 0,5%, un valore che riflette la difficoltà dell’economia italiana a crescere. Per le imprese questo significa trovarsi in un contesto in cui non ci sono forti venti favorevoli a trainare la domanda, ma neppure in recessione, essendo necessari almeno 2 trimestri negativi. L’economia si muove in un equilibrio fragile, in cui ogni shock esterno, che sia legato ai mercati finanziari, al commercio internazionale o all’andamento dei prezzi energetici, potrebbe facilmente spostare il risultato in direzione negativa.
Le prospettive per il 2025 e il 2026
Guardando al futuro, e confrontando le previsioni ISTAT con quelle elaborate dal nostro centro studi (Lettera all’imprenditore n. 326 – Pil pro capite), le prime prevedono per l’intero 2025 una crescita del PIL pari a +0,6% rispetto al 2024, mentre le nostre un sostanziale pareggio nello scenario ottimistico (-0,08%). Ricordiamo che le previsioni ISTAT formulate nel 2024 erano inizialmente di +1,1% poi ridotte a +0,8%.
Per il 2026, l’ISTAT prevede un leggero miglioramento rispetto al 2025, pari a +0,8%, mentre il nostro centro studi prevede ancora un sostanziale pareggio (+0,01%). Tali scenari confermano un quadro di sostanziale staticità.
Implicazioni per le imprese italiane
Per le aziende italiane, i dati del primo semestre offrono diversi spunti di riflessione. Da un lato, la tenuta della domanda interna rappresenta un conforto per chi opera principalmente sul mercato domestico, confermando che investire in innovazione, qualità e digitalizzazione può aiutare a intercettare consumi sempre più selettivi. Dall’altro, il calo delle esportazioni e l’aumento delle barriere all’ingresso in molti stati, impongono alle imprese che lavorano con l’estero, di rafforzare la propria presenza, anche produttiva, nei Paesi in cui operano e in nuovi mercati, investendo in strategie di internazionalizzazione strutturate.
Anche il settore degli investimenti merita attenzione. Nonostante il rallentamento del secondo trimestre, il fatto che le imprese abbiano continuato a investire segnala una volontà di mantenere competitività. L’incertezza sui tassi di interesse e sui costi energetici, tuttavia, suggerisce prudenza nella gestione finanziaria. Le imprese dovranno valutare attentamente il rapporto tra costi e benefici di ogni nuovo investimento, bilanciando innovazione e sostenibilità economica.
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