Lettera all'imprenditore n°305 del

4 Ottobre 2023

Calo demografico in Italia: trend e impatto sulla forza lavoro

«Il collasso della popolazione è la maggiore minaccia alla civilizzazione».

Elon Musk

Questo argomento è già stato trattato nella nostra precedente Newsletter n° 233 del 9 febbraio 2022 anticipando questa grande problematica.

L’attuale trend demografico del nostro Paese è caratterizzato contemporaneamente da un processo di degiovanimento (sempre meno nuovi nati comportano una riduzione continua della consistenza delle giovani generazioni) e di invecchiamento della popolazione (la cresciuta aspettativa di vita causa l’aumento della popolazione anziana e, unita al calo delle nascite, l’innalzamento dell’età media).

La combinazione tra questi due processi rischia inoltre di innescare una “reazione a catena” generazionale volta a peggiorare ulteriormente la situazione nel medio-lungo termine: meno figli oggi significa anche meno genitori domani, e quindi ancor meno nuovi figli negli anni a venire.

Questo fenomeno avrà sempre più, nei prossimi anni, un forte impatto sulla vita socio-economica del Paese, della società e delle sue imprese. Infatti meno figli significa inevitabilmente anche una riduzione progressiva della forza lavoro: entro il 2030 la popolazione in età lavorativa diminuirà di 1,6 milioni di unità (-4,16%) e l’età media dei lavoratori sarà più elevata rispetto a quella attuale; il rapporto tra la popolazione in età da lavoro e quella che non lavora (fasce 0-14 e over 65) è già in rapido calo e nel 2050 arriverà ad essere di 1:1, contro il 3:2 del 2021 (fonte: Istat).

La dimensione attuale del fenomeno

Sotto il profilo demografico, l’Italia si conferma uno dei paesi con il più basso tasso di natalità al mondo; nel 2022 il numero medio di nascite per donna è stimato a 1,24, in calo rispetto all’1,46 del 2010, che rappresentava il valore più alto dal 1984. Nel 2022, il numero di nascite, in calo per il sedicesimo anno consecutivo, ha raggiunto un nuovo minimo storico, scendendo per la prima volta sotto quota 400.000 (392.598, -1,9% sul 2021). Il saldo naturale (differenze tra nascite e decessi) è negativo, con un divario sempre più dal 2008. Il fenomeno migratorio, pur in lieve crescita (+0,4% nel 2022 e 8,6% della popolazione totale residente nel Paese, fonte: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), non basta più a compensare questo calo. Solo negli ultimi anni, la popolazione è passata da 60.795.612 a fine 2014 a 58.850.717 a fine 2022 (fonte: Istat), con una riduzione di quasi 2 milioni di persone.

L’evoluzione del trend

La combinazione tra saldo naturale negativo e in costante peggioramento, riduzione del tasso di fecondità e aumento della speranza di vita genera scenari non incoraggianti. Se a inizio millennio la popolazione italiana con un’età compresa tra 0-4 anni rappresentava il 4,6% della popolazione complessiva e il rapporto tra over 65 e popolazione in età lavorativa era del 26,8%, con questo trend si stima che nel 2060 i neonati rappresenteranno solo il 3,7% della popolazione, mentre il rapporto over 65/popolazione in età lavorativa arriverà al 61,51%. (fonte: Istat). Questo dato è dovuto sia all’aumento effettivo della popolazione over 65, sia alla diminuzione progressiva della popolazione in età da lavoro (-5,3 milioni nel 2040, -8,3 milioni nel 2060 rispetto ad oggi, fonte Istat), proprio perché non sostituita dalle insufficienti nuove nascite.

Che cosa comporterà questo andamento?

Quanto appena visto si traduce di fatto in: i) riduzione della forza lavoro potenziale, con conseguente perdita di competitività e di capacità produttiva, e ii) crescita costante dell’incidenza del numero di pensionati rispetto alla forza lavoro attiva, rendendo insostenibile il sistema pensionistico italiano (secondo alcune stime, nel 2040 per ogni abitante italiano che entrerà in età lavorativa, circa 5 lavoratori andranno in pensione).

Le conseguenze dell’invecchiamento e dell’”inverno demografico” porteranno dunque ad una serie di squilibri strutturali. In particolare, un incremento del rapporto tra popolazione anziana (che assorbe ricchezza) e popolazione in età lavorativa (che produce ricchezza) rende il sistema Paese più fragile rispetto alla capacità di produrre ricchezza.

Come affrontare tale scenario?

Per far fronte a tale scenario:

  • Le aziende dovranno sapersi adeguare ai nuovi mercati che muteranno a causa della composizione demografica, adattando la
  • produzione ai cambiamenti delle abitudini di spesa dei consumatori. In tal senso, le imprese che vorranno crescere dovranno tenere conto delle esigenze di una popolazione dall’età media sempre più alta, con una percentuale sempre maggiore di over 65, ad esempio modificando/integrando la propria offerta con una maggiore erogazione di servizi specifici;
  • Le imprese, inoltre, per far fronte al calo dei lavoratori disponibili e al conseguente aumento dei salari, dovranno cercare di aumentare la produttività del lavoro investendo in innovazione e tecnologia. L’uso di macchinari “intelligenti” può essere una soluzione per i Paesi che, come l’Italia, prevedono una significativa perdita di manodopera nei prossimi 40 anni. L’automazione di alcune mansioni favorirà, infine, la nascita di nuove professioni.

Benedetti&Co, grazie alla sua esperienza nello sviluppare progetti di crescita e nella previsione di scenari, è in grado di supportare le imprese nella ridefinizione delle proprie strategie per poter affrontare i cambiamenti e gli scenari futuri.

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