Lettera all'imprenditore n°156 del

11 Maggio 2020

Rubinetteria e Valvolame I danni del Lock-down

Il rigido lock-down applicato in Italia, come ormai tutti sapranno, provocherà ingenti danni a tutto il paese. Molte imprese potrebbero non riaprire e altre ancora potrebbero fare la stessa fine, se non aiutate tempestivamente attraverso forti iniezioni di capitale.

Dal Worst Case Scenario da noi elaborato per il settore della Rubinetteria e del Valvolame, si stima che le aziende che si ritroveranno in questa situazione saranno quasi 1 su 4; In particolare emerge che 104 aziende su 454 appartenenti a questo comparto, subiranno ingenti perdite, intaccando il loro Patrimonio Netto per oltre 1/3 e che in 37 casi, lo azzereranno completamente, facendo di conseguenza attivare gli obblighi di legge previsti dal codice civile. Si stima che queste 104 aziende nel 2020 genereranno perdite per quasi 100 milioni e che, se non sostenute da finanziamenti a fondo perduto erogati dallo Stato, dovranno ricostituire il proprio capitale. Se a queste aggiungiamo anche le aziende che subiranno perdite meno ingenti, le società che chiuderanno il bilancio 2020 in rosso saranno 348 su 454, ovvero il 77%; queste aziende genereranno complessivamente una perdita superiore a 300 milioni di euro.

Analizzando invece la capacità finanziaria delle aziende di questo comparto, scopriamo che le società che nel 2020 avranno un cash flow negativo saranno quasi 1 su 2: queste 208 aziende non saranno in grado di rimborsare i loro finanziamenti in essere, se non attraverso l’iniezione di nuovi capitali, la contrazione di nuovi debiti o la vendita di determinati assets.

Tale crisi potrebbe mettere quindi a dura prova l’intero settore della rubinetteria e del valvolame, comparto molto importante per la manifattura italiana, avviando di fatto scenari aggregativi dove le aziende più forti sosterranno quelle più deboli per mantenere la leadership mondiale.

Perché il settore della rubinetteria è così importante?

Le abitudini e l’uso quotidiano di certi oggetti ci portano spesso a dare per scontato alcune cose, che costituiscono però un’invenzione e un’eccellenza tutta italiana, come ad esempio i rubinetti e le valvole idrauliche.

Gli storici attestano che i primi rubinetti sono stati le “valvulae” di epoca romana: di fatto, a seguito dello sviluppo degli acquedotti che rifornivano le città, si sviluppò una fiorente attività legata alla manifattura di rubinetti (valvulae), tubi (fistulae), ma anche di vasche e di stufe per riscaldare l’acqua.

Nonostante il passare dei secoli e l’evolvere delle tecnologie, l’Italia ha mantenuto il primato industriale e tecnologico in questo settore, che oggi rappresenta uno dei comparti più importanti in Italia.

Le aziende che “Fabbricano rubinetti e valvole” in Italia sono in totale 454 (Codice ATECO 2814).

Nel dopoguerra si sono formati due distretti industriali molto importanti, quello di Cusio-Valesia nella provincia di Novara e quello di Lumezzane nella provincia di Brescia, che insieme costituiscono il più grande polo al mondo nel settore della rubinetteria e del valvolame.

I due distretti producono complessivamente 2,9 miliardi di euro, ossia il 39,2% del comparto italiano, che genera complessivamente 7,4 miliardi di euro (ultimi bilanci ufficiali).

Questo settore ha generato nell’ultimo anno un Valore Aggiunto pari a 2,25 miliardi e un EBITDA di 827 milioni di euro (11,1% sui ricavi). A Brescia e Novara le aziende hanno mediamente un EBITDA più alto, ossia rispettivamente del 12,6% e del 11,7%.

Le aziende che operano in questo settore occupano più di 26mila dipendenti, di cui il 20% nel novarese e il 18% rispettivamente nel bresciano e nel milanese. Questi numeri fanno del settore delle rubinetterie e del valvolame uno dei comparti più importanti in Italia.

Questi risultati sono stati raggiunti grazie alla capacità di imprenditori e manager di piccole, medie e grandi aziende, che hanno saputo innovare ed investire in tecnologie e know-how, contrastando così la forte competizione internazionale, in particolare quella Cinese.

Tuttavia, i risultati e i successi raggiunti in anni di duro lavoro sono oggi fortemente minacciati dalla pandemia e dal rigido lock-down italiano: di fatto, mentre per gran parte dei competitor internazionali è stato possibile continuare a lavorare durante questo periodo, per le aziende italiane questo non è accaduto, limitando quindi la possibilità di competere sui mercati esteri, che valevano fino ad oggi più di metà del fatturato generato (circa il 65%).

Ma quali saranno gli effetti generati dal lock-down per questo settore?

Per cercare di dare risposta a questo quesito, abbiamo elaborato un Worst Case Scenario (WC): abbiamo ipotizzato che le vendite, crollate nel mese di aprile, riprenderanno pian piano nella seconda parte dell’anno, per poi tornare ai livelli pre-pandemia solamente alla fine del 2020/inizio 2021.

Lo scenario è stato disegnato prendendo come valori di riferimento gli ultimi bilanci disponibili e ipotizzando già un primo calo nel mese di marzo (-20%) e una successiva caduta nel mese di aprile (-80%).

Tale scenario potrebbe generare un calo del 32% del fatturato dell’intero comparto: i ricavi generati potrebbero non essere sufficienti a coprire i costi dell’anno, generando una perdita di 272 milioni di euro.

Nel 2020, a causa del blocco produttivo, il comparto perderà circa 2,3 miliardi di fatturato, ovvero il 32% rispetto all’annualità “normale”.

Ci si attende un crollo analogo anche del Valore Aggiunto, che nel 2020 si fermerà a 1,4 miliardi contro i 2,2 miliardi stimati a dicembre 2019 (-35%).

Lo scenario evidenzia una contrazione ancora più forte dell’EBITDA, che si ridurrà del 80% portando in perdita tutto il comparto (-270 milioni).

Osservando la previsione per mese, si può notare che la perdita maggiore avverrà nel mese di aprile (-87,7 milioni), mentre il punto di minimo della perdita cumulata si avrà intorno a ottobre (-315 milioni). Tali valori risultano già mitigati dalla previsione di ampio utilizzo della cassa integrazione, in particolare nel periodo tra marzo e luglio.

Tali perdite potrebbero ridurre la solidità del comparto, diminuendo le risorse destinate a titolo di capitale di rischio di circa 400 milioni, misurato nel punto di massima varianza.

Per fronteggiare adeguatamente la crisi in corso, le società del settore avranno bisogno di circa 341 milioni di euro in più rispetto alle risorse finanziarie normalmente utilizzate. Il Worst-Case Scenario da noi sviluppato, prevede il picco del fabbisogno finanziario durante l’estate.

Dalla previsione si evince che, qualora tale crisi verrà affrontata solo con debito e non con risorse destinate da parte dello stato a titolo di capitale, la leva finanziaria peggiorerà, a livello aggregato, di circa 7 punti, passando dal 5% al 12%.

Ma quante saranno le imprese più colpite dalla crisi?

Se a livello aggregato le aziende del settore della rubinetteria sono ben patrimonializzate e, per questo motivo, potrebbero assorbire meglio gli effetti derivanti da questa crisi, a livello individuale la situazione cambia: sviluppando un’analisi per ogni azienda del comparto, abbiamo individuato 104 aziende che, a causa delle perdite generate nell’anno, intaccheranno il loro Patrimonio Netto oltre 1/3, come evidenzia la tabella sottostante.

Queste 104 aziende rappresentano il 23% delle aziende del distretto. La maggior parte di queste aziende sono concentrate nella provincia di Brescia (24 aziende), seguita da quella di Novara (18) e di Milano (14).

Da sottolineare in particolare che le 24 aziende del bresciano potrebbero perdere la quasi totalità del proprio patrimonio.

Benedetti&Co, grazie alla sua esperienza nello sviluppo di ricerche mirate, nell’analisi dei dati e grazie all’utilizzo di banche dati specializzate, è in grado di realizzare report dettagliati, utili alle aziende per sviluppare la propria pianificazione strategica e approfondire differenti tematiche.

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