Lettera all'imprenditore n°202 del

5 Maggio 2021

L’impatto del calo della popolazione attiva sulle imprese

L’attuale trend demografico del nostro Paese e l’invecchiamento della popolazione italiana avranno, nei prossimi anni, un forte impatto sulle imprese italiane determinando una riduzione della manodopera disponibile: entro il 2030 la popolazione in età lavorativa diminuirà di 1,6 milioni di unità (-4,16%) e l’età media dei lavoratori sarà più elevata rispetto a quella attuale.

Quale è il trend demografico in Italia?

La popolazione italiana negli ultimi anni ha registrato una decrescita, passando da 60,8 milioni di abitanti nel 2014 a 60,3 nel 2019 (-0,3% rispetto al 2018). I dati dell’ultima rilevazione segnalano che la diminuzione della popolazione nel 2019 è dovuta al saldo naturale negativo (dato dalla differenza tra nascite e decessi) pari a – 212 mila persone, dato solo parzialmente attenuato dalla presenza di un saldo migratorio positivo (+ 143 mila). Il trend negativo della demografia italiana è destinato a peggiorare ulteriormente nei prossimi anni non solo a causa degli impatti negativi della pandemia, ma anche a causa dell’invecchiamento della popolazione. Tale trend avrà inoltre un forte impatto sul mondo del lavoro.

Ma quando è iniziata la decrescita della popolazione italiana?

Se si prende in considerazione l’andamento delle nascite e dei decessi nel nostro Pease, a partire dal 2002 si può notare il peggioramento del saldo naturale: passando da un valore vicino allo zero nel 2008 a – 212 mila unità nel 2019.

Questo andamento è destinato a peggiorare nel tempo. Infatti, le previsioni demografiche fino al 2065 evidenziano una crescita progressiva del saldo negativo: le future nascite non saranno in grado di compensare futuri decessi. Tale tendenza demografica sarà accompagnata da un incremento della speranza di vita e da una riduzione tasso di fecondità. Entrambi i fattori sono evidenti nell’immagine sottostante, che effettua una comparazione tra la piramide demografica italiana del 2000 e quella prevista per il 2065. Nel 2000 la popolazione italiana con un’età compresa tra 0-4 anni rappresentava il 4,6% della popolazione complessiva, mentre gli over 80 erano par il 4%; nel 2065 i neonati rappresenteranno solo il 3,7% della popolazione, mentre gli over 80 diventeranno il 16,9%.

Le piramidi rivelano inoltre una progressiva riduzione della percentuale della popolazione con un’età compresa tra 15-49 anni e un incremento della popolazione oltre i 65 anni. Diviene pertanto evidente la tendenza ad un capovolgimento della piramide demografica del nostro Pese.

I dati effettivi dal 1980 e quelli previsionali fino al 2060, confermano quando evidenziato in precedenza: vi è una tendenza ad una crescita costante dell’incidenza dei pensionati rispetto alla popolazione attiva. Come riportato nella tabella sottostante, nel 2060 la percentuale di over 65 rappresenterà il 61,51% della popolazione in età lavorativa. In particolare, se da un lato gli over 65 aumenteranno del 25,29% rispetto al 2020, la popolazione in età lavorativa diminuirà di 8,3 milioni di unità (- 21,61%). Già nel 2040 la popolazione attiva si sarà ridotta di 5,3 milioni di unità (-13,8%).

Che cosa comporterà avere una popolazione “vecchia”?

Le conseguenze dell’invecchiamento porteranno ad una serie di squilibri strutturali. In particolare, un incremento del rapporto tra popolazione anziana (che tende ad assorbire ricchezza) e popolazione in età lavorativa (a cui è affidata la crescita economica di un paese) rende il sistema Paese più fragile rispetto alla capacità di produrre ricchezza.

Questa fragilità avrà un impatto anche sulle imprese: secondo alcune stime, nel 2040 per ogni abitante italiano che entra in età lavorativa, circa 5 lavoratori andranno in pensione.

 Come affrontare tale scenario?

Tale scenario richiede un intervento congiunto da parte delle istituzioni e delle aziende:

  • Governo e imprese dovranno cercare di aumentare la produttività del lavoro investendo in innovazione tecnologica. L’uso di macchinari “intelligenti” può essere una soluzione per i paesi che, come l’Italia, si prospettano una riduzione di manodopera nei prossimi 40 anni. L’automazione di alcune mansioni, se da un lato comporterà una riduzione di posti di lavoro dall’altro permetterà alla manodopera del futuro di sviluppare nuove competenze e conoscenze nonché la nascita di nuove professioni.
  • Le aziende dovranno adattare la produzione ai cambiamenti nelle abitudini di spesa dei consumatori. Dato che nel prossimo futuro vi sarà un incremento dello sbilanciamento verso la popolazione anziana, le imprese che vorranno crescere dovranno tenere conto delle esigenze di tale parte crescente della popolazione; ad esempio, potrebbero modificare la propria offerta verso una maggiore erogazione di servizi.
  • Il governo italiano dovrà introdurre delle misure per attrarre dall’estero lavoratori più qualificati e/o diminuire la percentuale del flusso di “cervelli” italiani che lasciano il paese. Se si guarda quest’ultimo dato, solo nel 2019, circa 131.000 italiani hanno cambiato residenza, spostandola fuori dei confini italiani. Di questi 131.000, il 40,9% sono giovani tra i 18 e i 34 anni. In 10 anni (dal 2009 al 2019) 250 mila giovani hanno lasciato l’Italia, di cui il 18,3% residenti in Lombardia. Per limitare tale flusso, si dovrebbero applicare politiche volte sia a favorire il rientro degli italiani dall’estero sia a scoraggiare future partenze.

L’invecchiamento della popolazione e la decrescita demografica italiana richiederanno dei cambiamenti nei prossimi anni; in particolare dovranno essere sviluppati ed introdotti nuovi strumenti che consentiranno di fronteggiare tali trend demografici.

Benedetti&Co, grazie alla sua esperienza nello sviluppare progetti di crescita, è in gradi di supportare le imprese nella ridefinizione delle proprie strategie per poter affrontare i cambiamenti e gli scenari futuri.

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