Lettera all'imprenditore n°323 del

28 Febbraio 2024

Inverno demografico: l’impatto sulle aziende

“La ricchezza di un paese sono i suoi lavoratori.”

(Theodor Herzl)

In Italia dal 2014 è iniziato un vero e proprio inverno demografico, ovvero un calo strutturale della popolazione italiana caratterizzato da un innalzamento della speranza di vita e da una riduzione del tasso di natalità. Le previsioni ISTAT indicano che tale fenomeno non è destinato ad arrestarsi nel breve periodo, ma che durerà per i prossimi 50 anni.

Il  calo demografico in atto comporta un’inevitabile contrazione della popolazione in età lavorativa e di conseguenza si potranno avere pesanti ripercussioni sul mercato del lavoro.

Come si è evoluta la popolazione italiana e quali sono le prospettive?

Dal 1950 ad oggi la popolazione italiana ha attraversato fasi alterne di crescita, stabilità e decrescita. Dal 1950 fino alla fine degli anni ‘70, l’aumento della popolazione è stato determinato dall’incremento repentino delle nascite. La crescita si è poi stabilizzata e dal 1980 ai primi anni 2000 si è registrata una fase di sostanziale stabilità demografica. Con l’avvento del nuovo millennio, l’Italia è entrata in una nuova fase di crescita demografica grazie alla forte immigrazione. Questo trend di crescita, tuttavia, ha subito una battuta d’arresto dal 2014, anno in cui il numero di abitanti ha iniziato a registrare un primo calo che, secondo le previsioni dell’ISTAT, interesserà l’Italia anche per i prossimi 50 anni. Porgendo la nostra attenzione a un orizzonte temporale più breve, come ad esempio il prossimo decennio, si stima che nel 2033 in Italia ci saranno 1,4 milioni di persone in meno. Se Lombardia e Brescia registrassero gli stessi trend nazionali, mancheranno all’appello rispettivamente 230 mila cittadini per la Lombardia e 30 mila per Brescia.

Fonte: Elaborazione da dati ISTAT

Che conseguenze avrà il calo demografico sulla popolazione attiva?

Il calo della popolazione italiana comporta un conseguente calo della popolazione attiva, ovvero dei cittadini di età compresa fra i 15 e i 64 anni. Dal 2013 al 2023 (10 anni) la popolazione attiva è calata di 1,8 milioni di unità e, secondo le stime, questo trend subirà una brusca accelerazione che farà registrare un ulteriore calo di 2,3 milioni di unità nei prossimi dieci anni.

Fonte: Elaborazione da dati ISTAT

Traslando questo trend alla popolazione attiva di Lombardia e Brescia, fra un decennio si potrà registrare un calo rispettivamente pari a 390 mila e 50 mila cittadini.

Analizzando la composizione della popolazione attiva dal 2004 al 2033, è possibile notare nel grafico sottostante, i cambiamenti relativi al mix della popolazione secondo la fascia di età di appartenenza, in particolare:

  • La quota della popolazione tra 15-24 anni restrà sostanzialmente intorno al 15%;
  • La quota della popolazione tra 25-34 anni fino ad oggi è stata in costante calo, passando dal 22 al 16%; in futuro ci sarà una leggera crescita fino al 18%;
  • La quota della popolazione tra 35-49 anni, dal 2013 ha iniziato a ridursi, passando dal 36% del 2012 al 31% del 2023; per il prossimo decennio si attesterà intorno al 29%;
  • La quota della popolazione tra 50-64 anni ha aumentato la sua importanza registrando un progressivo trend di crescita e diventando la fascia con il peso maggiore con valori prossimi al 38%.

Fonte: Elaborazione da dati ISTAT

Evidenziamo, inoltre, che nel 2018 la quota della popolazione attiva superiore ai 50 anni ha superato quella della fascia 35-49, ovvero quella più importante nel mondo del lavoro. Tae divario è destinato ad aumentare arrivando nel 2033 a 10 punti di differenza. Ricordiamo che nel 2004 la situazione era completamente invertita.

E per quanto riguarda gli occupati?

Il numero degli occupati è strettamente collegato all’andamento del ciclo economico di un Paese, pertanto per realizzare una previsione del numero di occupati è necessario prevedere l’andamento del tasso di occupazione.

Il tasso di occupazione nel 2004 era pari al 57,34%. Fino ad oggi ha registrato fluttuazioni sia positive che negative, collegate all’andamento economico del Paese, registrando un minimo di 55,0% nel 2013 ed un massimo di  61,8% nel 2023.

Per il futuro si possono ipotizzare due macro-scenari, uno ottimistico e uno pessimistico. Nel primo scenario (riportato in rosso nel grafico) si ipotizza un costate aumento del tasso di occupazione, fino a raggiungere il 65,3% nel 2033. Nello scenario pessimistico (riportato in blu nel grafico) si ipotizza che il tasso di occupazione calerà fino al 58,5% nel 2033, valore comunque superiore al minimo del 2013.

Fonte: Elaborazione da dati ISTAT

Avendo previsto l’evoluzione del tasso di occupazione è possibile stimare l’evoluzione del numero di occupati nei due scenari. Nello scenario pessimistico, ci sarà un costante calo del numero di occupati fino al 2033, in tale anno in Italia ci saranno 2,5 milioni lavoratori in meno (430 mila in Lombardia e 55 mila a Brescia).

Fonte: Elaborazione da dati ISTAT

Nello scenario di crescita, invece, il numero di lavoratori sarà sostanzialmente uguale a quello attuale.

Prendendo in analisi la composizione per fascia d’età, è possibile notare come i trend siano sostanzialmente simili a quelli registrati dal mix della popolazione attiva, ma con valori differenti. I giovanissimi (15-24 anni) rimarranno sostanzialmente gli stessi (6-7%), i giovani (25-34 anni) scenderanno dal 27 al 20%, gli adulti (35-49 anni) scenderanno anche essi dal 48 al 35%, mentre il peso degli over 50 raddoppierà passando dal 21 al 41%. Questo comporterà un forte cambio nell’organizzazione del lavoro.

Quali saranno le problematiche in ambito aziendale?

La riduzione della popolazione in età lavorativa comporterà notevoli difficoltà nel reperire forza lavoro per le imprese, se non cambierà l’organizzazione del lavoro e non si introdurrà l’automazione. La riduzione della popolazione attiva causerà un ampliamento del divario fra domanda e offerta di lavoro. Il capitale umano diventerà sempre più una risorsa scarsa e da valorizzare.

Benedetti&Co, grazie alla sua capacità di svolgere ricerche di mercato e analisi macroeconomiche, ha sviluppato una grande esperienze nell’analizzare scenari e tendenze, supportando in tal modo le imprese nella ridefinizione delle proprie strategie.

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