Lettera all'imprenditore n°382 del

11 Giugno 2025

India: Partner Strategico per l’Italia

Gli obiettivi raggiunti oggi sono le imprese impossibili di ieri”

Robert H. Schuller

Negli ultimi decenni, l’India si è sempre più affermata come una delle economie più dinamiche al mondo. Con oltre 1,4 miliardi di abitanti, una classe media in costante espansione e una crescita economica stabile attorno al 6,5% annuo, il paese rappresenta una delle mete più promettenti per le imprese italiane.

Nel 2024, l’interscambio commerciale tra Italia e India ha superato i 14 miliardi di euro, ma oltre ai rapporti commerciali sempre più imprese italiane scelgono di investire direttamente in India, creando valore, lavoro e innovazione.

I numeri della presenza italiana in India

Oggi si contano oltre 1.000 aziende indiane partecipate da gruppi italiani, di queste oltre 700 sono controllate (50%+1) da investitori italiani e in quasi la metà dei casi (circa 300 aziende) il controllo italiano è totalitario (100% del capitale).

Questi numeri indicano un forte coinvolgimento industriale italiano in India, confermando l’interesse verso strategie di lungo periodo nei settori chiave dell’economia, andando ben oltre il semplice interscambio commerciale.

Dove si concentrano le aziende italiane in India?

Le aziende italiane in India si concentrano soprattutto in alcune aree strategiche del paese, che offrono infrastrutture avanzate, ecosistemi industriali consolidati e facile accesso ai mercati. Il grafico sottostante evidenzia la loro distribuzione sul territorio indiano:

Come si evince dal grafico, 3 aziende italiane su 4 hanno scelto di insediarsi nelle seguenti 6 aree, che si sono affermate come poli di riferimento:

  • Mumbai è il cuore finanziario e commerciale dell’India. La presenza di sedi bancarie, porti, consolati e uffici regionali di multinazionali la rende ideale per chi vuole gestire l’intero mercato indiano.
  • New Delhi, capitale politica e centro istituzionale, è strategica per settori regolati o per chi ha necessità di avere rapporti continuativi con il governo (infrastrutture, difesa, energia).
  • Pune città a forte vocazione industriale, è il polo più avanzato per l’automotive, la meccanica e l’ingegneria. Molti gruppi italiani della componentistica e delle macchine utensili hanno scelto di realizzare la propria sede in quest’area.
  • Bangalore, nota come la “Silicon Valley indiana”, attira investimenti tecnologici, R&D e start-up innovative. Le aziende italiane nel settore software, AI o elettronica qui trovano competenze e infrastrutture.
  • Gurgaon, grazie alle infrastrutture efficienti, alla possibilità di accedere a manodopera qualificata e al contesto internazionale, oltre che alla vicinanza a New Delhi, è base ideale per attività commerciali, consulenza, marketing e servizi.
  • Chennai è uno snodo della logistica marittima, con un importante porto e cluster automotive in espansione.

Nel resto dell’India, le subdisiary si distribuiscono in aree emergenti come Gujarat, Rajasthan, Telangana e Tamil Nadu, caratterizzate da alcuni incentivi regionali e zone economiche speciali.

In quali settori operano le subsidiary indiane?

Le subsidiary indiane operano in un ampio spettro di settori, con una forte vocazione industriale e tecnologica.

Il comparto più rappresentato è la fabbricazione di macchinari ed apparecchiature, che da solo coinvolge il 16% delle imprese italiane presenti. Questo fenomeno conferma il riconoscimento del know-how italiano e la domanda crescente del mercato indiano sempre alla ricerca di soluzioni industriali avanzate e in linea con l’iniziativa “Make in India”.

Significativa è anche la presenza di aziende nel settore della fabbricazione di apparecchiature elettriche (10%), spinta dalla forte domanda di infrastrutture, reti energetiche e automazione industriale.

La carenza dei canali distributivi indiani, ha spesso spinto le aziende industriali italiane ad aprire proprie realtà distributive locali: le partecipate indiane specializzate nel commercio all’ingrosso rappresentano 7% delle attività, indicando un interesse consolidato per la distribuzione locale e l’accesso diretto al mercato.

Altri settori strategici in cui operano le subsidiary sono:

  • Energia e utilities (5%) – in particolare energie rinnovabili, efficienza energetica;
  • Automotive (5%) – produzione di veicoli;
  • ICT e software (4%) – consulenza IT, sviluppo di soluzioni digitali e supporto tecnologico;
  • Chimica (4%) – prodotti chimiche, vernici, prodotti per l’industria;

Le subsidiary rimanenti operano nei settori della produzione di articoli in gomma e plastica, della fabbricazione di prodotti in metallo (entrambi spesso legati alla supply chain industriale), moda, agroalimentare, packaging, logistica, edilizia, sanità e servizi ambientali.

Questa diversificazione dimostra come le imprese italiane non si limitino a esportare i propri prodotti, ma partecipino attivamente allo sviluppo economico dell’India, scambiando competenze, tecnologie e modelli di business con l’accesso all’enorme mercato domestico indiano.

L’interscambio che crea valore

Se da un lato vi sono molte imprese italiane che investono in India, dall’altro anche l’interscambio commerciale si conferma importante con oltre 14 miliardi di euro nel 2024.

Nel 2024, le esportazioni italiane verso l’India hanno raggiunto i 5,2 miliardi di euro, in lieve crescita rispetto al 2023 (+1%). Tuttavia, al netto dell’aumento dei prezzi, come si può intuire, i volumi sono diminuiti, evidenziando la necessità per le imprese italiane di sviluppare una presenza diretta nel territorio indiano per poter superare le barriere all’ingresso (sempre più elevate), mantenere e far crescere la propria quota di mercato. Le principali esportazioni riguardano: macchinari e attrezzature industriali (40%), prodotti chimici (11%), apparecchiature elettriche (5%) e prodotti farmaceutici (5%).

L’Italia ha acquistato dall’India merci per 9 miliardi di euro, in lieve diminuzione rispetto al 2023 (-1,5%). Il nostro Paese importa principalmente dall’India: prodotti della metallurgia (20%), prodotti di elettronica e ottica (14%), prodotti chimici (13%), macchine e apparecchiature (9%), prodotti tessili e di abbigliamento (8%).

Come si può notare, il saldo commerciale è notevolmente sbilanciato a favore dell’India. Le esportazioni italiane verso il mercato indiano si concentrano prevalentemente su beni ad alto contenuto tecnologico e specialistico, come macchinari complessi e apparecchiature industriali avanzate. Si tratta di prodotti in cui l’Italia vanta un vantaggio competitivo consolidato, grazie al know-how accumulato negli anni, alla qualità dei manufatti e alla capacità di innovare, caratteristiche che alcuni prodotti indiani non hanno ancora raggiunto. Proprio per questa ragione, alcuni prodotti riescono a penetrare il mercato indiano nonostante le barriere normative, tariffarie e fiscali che spesso ostacolano l’ingresso di beni stranieri.

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