Lettera all'imprenditore n°390 del
3 Settembre 2025
L’export italiano: risultati primo semestre 2025

“L’internazionalizzazione è il futuro delle PMI. Chi non guarda oltre confine, si condanna alla marginalità.”
Andrea Illy
Il rapporto ISTAT del primo semestre del 2025 evidenzia una moderata crescita dell’export italiano in valore e una lieve contrazione in volume, un profilo che racconta un made in Italy capace di tenere la rotta in uno scenario globale complicato, ma non immune da fragilità. Nei primi sei mesi dell’anno le esportazioni sono aumentate del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2024, mentre le importazioni sono cresciute del 4,6%. Il saldo commerciale resta positivo per 22,8 miliardi di euro, ma risulta inferiore ai 29,1 miliardi registrati nel primo semestre dell’anno precedente.
A livello di dinamiche di prezzo e quantità, il semestre è caratterizzato da un incremento dei valori medi unitari dell’export (+4,2% tendenziale) e da una flessione dei volumi esportati (-2,0%), segno che l’aumento in valore è stato trainato dai prezzi.
L’impatto dell’export extra UE
Nel primo semestre del 2025 hanno avuto un ruolo importante i mercati extra Ue, verso i quali è stato registrato un incremento dell’export pari all’1,3% tendenziale, a fronte di un import in crescita dell’8,7% e di un avanzo commerciale con i Paesi extra Ue pari a 24,4 miliardi, in calo rispetto ai 32,7 miliardi dello stesso periodo 2024. All’interno di questo perimetro, la performance di giugno evidenzia inoltre un contributo particolarmente robusto di alcuni partner come Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito.
Differenze tra settori
All’interno di questo quadro, il profilo settoriale è il vero discrimine dell’andamento del 2025. Nel primo semestre, la crescita dell’export è spiegata in larga parte da quattro comparti:
- articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici: la farmaceutica registra un forte incremento tendenziale (+38,8%), confermandosi il motore principale del semestre grazie alla combinazione di domanda internazionale elevata, capacità produttiva domestica e catene di fornitura stabilizzate;
- mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli: il settore, grazie al contributo della cantieristica, ha registrato un +8,7%;
- prodotti alimentari, bevande e tabacco: l’agroalimentare è cresciuto del 5,1% in valore, mostrando la consueta forza del paniere made in Italy e beneficiando di un posizionamento premium in molti mercati;
- metalli di base e prodotti in metallo esclusi macchine e impianti: il settore ha registrato una crescita del 3,4%, segnale di una stabilizzazione delle filiere importanti per la meccanica e la trasformazione.
Per contro, settori chiave come il coke e i prodotti petroliferi raffinati (-22,9%) e gli autoveicoli (-10,3%) frenano il totale, evidenziando come gli shock energetici e le transizioni tecnologiche in corso stiano avendo degli impatti sull’export italiano.
La situazione delle PMI
Per le piccole e medie imprese, che popolano in modo capillare i settori alimentare, moda, casa, meccanica di fornitura e componentistica metalmeccanica, il primo semestre ha rappresentato un periodo di cautela. L’espansione dei beni di consumo ha offerto una domanda estera relativamente più favorevole alle PMI orientate al retail, mentre la debolezza dei beni strumentali nel semestre ha richiesto prudenza a chi opera su cicli d’investimento lunghi dei clienti esteri. La flessione dei volumi, a fronte di valori medi unitari in aumento, suggerisce che le aziende hanno difeso i margini attraverso il posizionamento e il prezzo, più che attraverso aumenti di quantità, un equilibrio reso possibile dal mix prodotto-mercato e dalla qualità riconosciuta del Made in Italy. In assenza di una ripresa significativa della domanda di macchinari nei principali mercati, questa impostazione ha consentito di mantenere redditività e cassa, seppur con un’attenzione maggiore alla gestione del capitale circolante.
Tendenze per il secondo semestre
Nel complesso, l’analisi del primo semestre 2025 restituisce l’immagine di un sistema export che tiene grazie ad un’ampia base di imprese capaci di lavorare su qualità e prezzo. Per le imprese esportatrici italiane, PMI incluse, il messaggio del semestre è duplice: consolidare i comparti vincenti e continuare a investire nella produttività e nell’innovazione di processo e di prodotto, per intercettare il prossimo ciclo degli investimenti industriali all’estero.
Guardando alla seconda metà del 2025, l’attenzione è rivolta soprattutto alla continuità delle dinamiche già emerse. Se la domanda internazionale di farmaceutica resterà sostenuta e se le consegne nella cantieristica seguiranno il profilo atteso, l’export potrebbe beneficiare di un ancoraggio stabile su comparti ad alto valore aggiunto; al contrario il protrarsi della debolezza nel settore degli autoveicoli rischia di pesare sull’indotto della componentistica, specie nei mercati europei. I mercati extra Ue si confermano l’asset strategico per il surplus commerciale, ma richiederanno un’attenzione elevata alla gestione dei rischi regolatori e valutari; gli Stati Uniti (situazione dazi permettendo), insieme alla Svizzera e al Regno Unito, si presentano come banchi di prova cruciali per chi opera nelle filiere a più alta intensità tecnologica e di qualità; in questo contesto, la capacità delle imprese italiane di trasformare la tenuta dei prezzi in recupero di volumi sarà la variabile decisiva per estendere la crescita al di là dei comparti guida.
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